19 mar 2009

A Napoli una via dedicata ad Enzo Tortora.

Salutiamo con soddisfazione la decisione del Consiglio comunale di Napoli di intitolare una strada ad Enzo Tortora. La nostra città deve un risarcimento a un personaggio stroncato prematuramente da una malattia che "altri chiamano tumore, io galera e disperazione" come disse sua figlia Silvia. 
Affidarsi alla toponomastica per mantenerne viva la memoria è stato un atto dovuto che non basta a chiudere i conti della città con il "Caso Tortora".
Affinchè non sia un illusione, occorre una presa di coscienza collettiva sullo stato di quello che noi radicali chiamiamo "infame regime partitocratico" che regna nel nostro Paese.
A 20 anni dalla scomparsa del Presidente del Partito Radicale, il "Caso Italia" e il "Caso Napoli" si sono ulteriormente aggravati. La gogna mediatica per gli arrestati, l'uso della carcerazione preventiva a carico di presunti innocenti, l'irresponsabilità dei giudici per gli errori commessi nonostante il referendum "Tortora" vinto nel 1987, sono tuttora il metodo con il quale viene amministrata la giustizia nel nostro Paese.
Per ultimo aggiungerei la vergogna per la città di Napoli per le condizioni di detenzione degli "ospiti" del Carcere di Poggioreale, il più affollato d'Europa, dove a fine di gennaio c'erano 2.544 persone, 1.200 in più dei posti regolamentari e dove i detenuti sono quasi tutti in attesa di giudizio, 2.200! (Dati da "Il Sole 24 Ore", 26 febbraio 2009).
Marco Pannella pochi giorni prima della morte di Enzo Tortora scrisse: "Da Napoli non è più un affresco di Goya che ci viene. E' una Guernica del potere, della camorra, della giustizia, della politica". 
Oggi, pur nella felicità di un piccolo passo in avanti compiuto, non possiamo che confermare questo giudizio.

Rodolfo Viviani.
Segretario dell'associazione radicale "Per la Grande Napoli"

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